Recensione ‘Aurum’ su Perkele.it

DEADPEACH – “Aurum”

Fuzz addicted di tutto il globo, è arrivato “Aurum”. Il terzo disco dei romagnoli Deadpeach lancia un segnale forte e chiaro: con il fuzz non si scherza. Dopo una promettente serie di demo, l’ottimo esordio “Psycle” ed il meno riuscito “2” (complice il cantato in italiano, poco adatto a questo genere), l’Universo 7 risplende con cinque tracce che irrobustiscono l’high energy fuzzed rock della band di luminosa psichedelia. Formazione ampliata a quattro (la new entry è il chitarrista Daniele Bartoli) e uscita in vinile con l’agguerrita label berlinese Nasoni Records (splendido l’artwork di Neil Williams) per un prodotto che non ha nulla da invidiare a ben più blasonate e sponsorizzate formazioni heavy psych europee ed americane.

La scrittura della mente acida Giovanni Giovannini ha ampliato gli orizzonti dei Deadpeach verso un modello di psichedelia ipnotico-esoterica. Le strutture dei brani, prima scarne e dirette, figlie del modello Blue Cheer e MC5 versione Mudhoney, sono ora profonde, rarefatte, rinnovate da sfumature oniriche e dilatate. Prevale la componente strumentale, le vocals hanno assunto carattere mistico ed evocativo. Lo dimostrano i dieci minuti dell’iniziale “Calcutta”, un trip circolare e senza ritorno che lancia la volata al trionfo totale e totalizzante del fuzz, dominatore di “Gold” e “The Line”, belle mazzate assestate tra capo e collo, in bilico tra stoner e garage. L’atmosfera è slow & cool, meno frenetica del solito: compare persino un assolo di batteria nella lussureggiante “Stomper”, mentre il finale affidato a “Traffic” odora di progressive, California e lotte di strada.
È innegabile: con “Aurum” i Deadpeach ci hanno consegnato il loro lavoro più compiuto e maturo.

Alessandro Zoppo